IL TIRO A SEGNO: REGNO E REPUBBLICA UNITI DALLA TRAIETTORIA DEL TIRO A SEGNO NAZIONALE

E’ un vecchio album trovato in soffitta. Contiene due serie di immagini. Quattro nitidi daggheròtipi datati 1870.

Un contadino in maniche di camicia, scarpe legate ad un cordino e gettate sulle spalle, pelle bruciata dal sole, si avvia verso una piazza di paese per disputare un accanito incontro di pallone. Uno schermidore, abito inappuntabile, baffi a manubrio, pugno di ferro in guanto di velluto, sperimenta in elegante salone un teatrale colpo segreto. Un ginnasta, giubba di panno scuro, calzoni di tela, ghette, cappello alla calabrese, regge fieramente il vessillo sociale che reca il motto “tutto per la patria”. Un fiero cacciatore, imbracciando un antiquato fucile e preceduto da un cane dagli incerti natali, parte all’alba per una battuta.

Osserviamoli con il dovuto rispetto: il gioco popolare, l’arte accademica, la pratica costrittiva, il passatempo aristocratico sono i più antichi costituenti del modello nazionale di attività motorie.

La seconda sequenza comprende cinque fotografie ingiallite scattate attorno al 1910. I soggetti sono più o meno gli stessi: ma quanto mutati da prima! Il giocatore di pallone, indossando un elegante costume bianco vivacizzato da una fusciacca azzurra, colpisce con forza sullo sfondo di un confortevole sferisterio gremito di appassionati. Lo schermidore, in corpetto bianco, il volto coperto da una maschera, si muove agilmente su una pedana sotto gli occhi attenti dei giurati. Il ginnasta, in una aderente e candida tenuta di gara, si esibisce in virtuosistiche evoluzioni alle parallele.pdf......cliccare sull'icona per aprire il documento

QUEST’ARTE E’ NOSTRA: LA SCHERMA NELLA STORIA E NEL CARATTERE NAZIONALI

Lombardo (ma non lumbard!), faccio gli onori di casa iniziando proprio dalla Lombardia il nostro rapido viaggio nell’Italia della scherma.

Dal momento che concentrerò la mia attenzione sull’Ottocento, propongo subito di usare come mezzo di trasporto la mongolfiera “Forza e Coraggio” del milanese Cirillo Steffanini, ardimentoso aeronauta – trapezista non meno che provetto schermidore. Mollati gli ormeggi, ci libriamo nel cielo così bello quando è bello. Fin da quassù è possibile percepire il cozzare delle lame, gli ordini perentori dei maestri e di coloro che “tengono la smarra” per dirigere gli incontri, le urla che accompagnano i colpi, gli echi delle accese polemiche giornalistiche. Provengono da tutte le località di insediamento delle più antiche e gloriose società di ginnastica e scherma. Dalle sale di scherma. Da Treviglio, dove si stampa il battagliero periodico schermistico “Baiardo”. Dai circoli, dai club, dalle accademie, dalle compagnie che nella scherma individuano il terreno esclusivo di azione: sparsi tra Bergamo, Brescia, Como, Luino, Gallarate, Legnano, Saronno, Pavia, Mantova e una Cremona che allinea bel sei sodalizi. Di antico pelo alcuni, altri dai contorni sfuggenti: sarà esistito veramente a Cantù il Circolo Internazionale Pini un cui socio, Vincenzo Baroni, risulta iscritto (ma non partecipante) alla prima edizione dei Giochi Olimpici? L’aerostato, esaurito il suo compito, ci deposita al centro dell’Arena napoleonica. Da qui è sufficiente salire sull’omnibus D di colore viola per iniziare il nostro pellegrinaggio ai santuari della scherma milanese, in massima parte concentrati nel centro storico. pdf.......cliccare sull'icona per aprire il documento

ASCELLE SUDATE E PRESAGI DI SANGUE: ALLE ORIGINI DELLA BOXE MILANESE

Nell’insediamento del pugilato in Italia si possono distinguere tre fasi.

A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo le prime testate sportive e i quotidiani di informazione riportano cenni sporadici sui grandi incontri che oppongono i campioni inglesi e americani, alternando alle considerazioni ammirate sulla loro capacità di mobilitazione la riprovazione dei loro risvolti selvaggi e venali. A cavallo tra l’Ottocento e il Novecento il pubblico italiano ha l’opportunità di assistere alla prima esibizione dei cultori della “noble art” e di accostarsi direttamente alla pratica sotto la guida di istruttori più o meno qualificati. Per registrare il decollo della disciplina, che coincide con la comparsa delle associazioni pugilistiche pioniere e con la definizione di un regolare programma di attività, occorre attendere gli anni immediatamente antecedenti la Grande Guerra. In ciascuno di questi stadi di sviluppo Milano gioca un ruolo di rilievo. Il capoluogo lombardo è il luogo di pubblicazione degli incunaboli della stampa sportiva nazionale, “La Caccia” (1876), “L’Eco dello Sport” (1881), “Lo Sport Illustrato” (1881), impegnati a veicolare i principi fondatori e le manifestazioni concrete del paradigma sportivo anglosassone, che ha nel pugilato una delle componenti più rappresentative. Il venticinque maggio 1897 i locali della prestigiosa Società Artisti e Patriottica ospitano un’accademia di boxe che ha per protagonista il “signor Guydo”, allievo del celebre Peter Jackson, membro della giuria del big match che a Carson City ha opposto Corbett e Fitzsimmons, attivo sui ring di Parigi e di Montecarlo pdf......... cliccare sull'icona per aprire il documento